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Quando il business imita la natura: alla scoperta dell'Economia Circolare

Quando il business imita la natura: alla scoperta dell'Economia Circolare

Si parla moltissimo di sostenibilità e di riduzione dell’impatto ambientale, soprattutto nel mondo delle aziende. Pochi però sanno che esiste una disciplina che è stata in grado in questi anni di elaborare dei modelli di business basati sulla riduzione dell’utilizzo di risorse scarse, abbattimento dell’entropia dei processi ed in generale miglioramento dell’efficienza energetica relativa alle attività produttive e ai servizi.
Stiamo parlando dell’Economia Circolare che in Italia oltretutto ha trovato molto sviluppo. È di poco tempo fa la notizia che il nostro paese ha superato ormai la soglia del 50% nella produzione di corrente elettrica con fonti rinnovabili.
Per parlare di Economia Circolare ci rivolgeremo infatti a Nicola Tagliafierro, un esperto della materia la cui carriera manageriale è legata alla multinazionale nostrana dell’energia ma che qui intervistiamo in veste di Direttore dell’EIIS (European Institute of Innovation for Sustainability).

Nicola, puoi dirci chi sei e che lavoro fai, ma soprattutto come sei diventato esperto di Economia Circolare?

«Sono Direttore Scientifico del Master in Circular Economy Management presso l’European Institute of Innovation for Sustainability (EIIS), manager della sostenibilità e membro dell’Aspen Institute US. Il mio percorso nella sostenibilità nasce però come imprenditore: ho fondato due start up nel campo della sostenibilità, Ecosost e Yourec, premiate con riconoscimenti come il Wind Green Award e il TimWithYouWeDo. È stato proprio quel lavoro “sul campo” a farmi capire che la transizione verso un modello economico diverso non è solo teoria, ma una necessità concreta di cui la nostra società ha estremo bisogno».

Che cos’è in poche parole l’Economia Circolare e che approcci propone al mercato?

«L’economia circolare rappresenta un nuovo ciclo economico, alternativo al modello lineare da cui proveniamo – produrre, consumare, buttare. In un mondo di risorse sempre più scarse, i prodotti e i servizi devono essere progettati fin dall’inizio per ridurre i consumi, prolungarne la vita utile e, alla fine, recuperare e reintrodurre i materiali in nuovi cicli produttivi. È un cambio di paradigma profondo che propone al mercato un approccio basato sul design rigenerativo, sull’efficienza e sulla valorizzazione del bene per tutta la sua esistenza».

L’ONU ha definito sostenibili quei business che hanno un impatto positivo non solo sull’ambiente ma anche su società e prosperità. L’Economia Circolare come si occupa di questi aspetti?

«L’economia circolare non è solo ambientale, è una visione a 360 gradi: economica, sociale e ambientale. Significa considerare l’intero ciclo di vita, evitando di fermarsi a un’unica dimensione. Significa ridare centralità alle comunità, creare nuovi posti di lavoro, sviluppare filiere locali e inclusive, e al tempo stesso rafforzare la competitività delle imprese. È questo equilibrio – tra impatto sociale, prosperità economica e tutela ambientale – che la rende davvero sostenibile».

Il ritorno dell’era Trump pare trascinare un cambio di sensibilità e di approccio rispetto ai temi della sostenibilità, che impatto pensi avrà sul tuo mondo?

«In realtà io vedo con favore questa fase. Il fatto che Trump, così come in parte anche l’Europa con i suoi rallentamenti, abbia dato un colpo di freno alla sostenibilità è un paradosso che può produrre effetti positivi. Stati Uniti ed Europa hanno già fatto passi da gigante e questa loro riduzione di impegno finirà con l’aprire uno spazio enorme per la Cina. La Cina, che oggi è già il primo produttore di pannelli solari, energia rinnovabile e molte tecnologie chiave della transizione, si troverà quasi obbligata a raccogliere il testimone e assumere una leadership globale. Ma per farlo, non potrà limitarsi a vendere prodotti all’esterno: dovrà dimostrare coerenza interna, affrontando i propri limiti ambientali e soprattutto quelli sociali, come i diritti dei lavoratori. È un paradosso interessante: il rallentamento di alcuni Paesi può spingere la Cina ad accelerare e diventare davvero più sostenibile. Un esito che, in fin dei conti, potrebbe fare bene al pianeta».

Quali sono gli scopi dell’EIIS e come le aziende possono avvantaggiarsi delle sue attività?

«EIIS - European Institute of Innovation for Sustainability è un istituto internazionale con sede a Roma, progetta percorsi di capacity building per multinazionali, Governi e Nazioni Unite, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo sostenibile attraverso l’innovazione. Connette leader da più di 110 paesi del mondo e lavora in modo interdisciplinare e orientato a risultati concreti. In EIIS “non ci sono studenti o professori, solo persone”: niente nozioni da memorizzare, ma cose da scoprire e sperimentare».

Se uno dei nostri lettori volesse sposare per la sua organizzazione un approccio basato sull’Economia Circolare da dove gli consiglieresti di iniziare?

«Il primo passo è sempre partire dal valore per il consumatore. Un modello di business circolare deve generare vantaggi tangibili: risparmi economici, servizi migliori, qualità superiore. L’era dei costi extra per la sostenibilità è finita: oggi le persone si aspettano benefici concreti. Per questo consiglio di partire da una riflessione molto semplice: come posso ridisegnare i miei prodotti e servizi per offrire al cliente più valore con meno risorse? Da lì, tutto il resto – analisi dei flussi, design rigenerativo, strategie di recupero – diventa un percorso naturale».

Per approfondire i temi che abbiamo trattato o conoscere meglio l’attività di Nicola Tagliafierro vi consigliamo di visitare il sito nicolatagliafierro.it o di acquistare il suo ultimo libro “Circular Economy Manager”, scritto insieme ad Andrea Geremicca per Hoepli.